In un umile appartamento vive una piccola comunità di persone, che sembra unita da legami di parentela. Così non è, nonostante la presenza di una “nonna” e di una coppia, formata dall’operaio edile Osamu e da Nobuyo, dipendente di una lavanderia. Quando Osamu trova per strada una bambina che sembra abbandonata dai genitori, decide di accoglierla in casa.
La famiglia, per definizione, non si sceglie. O forse la vera famiglia è proprio quella che si ha la rara facoltà di scegliere. Libero arbitrio parentale: un tema niente affatto nuovo nel cinema di Kore-eda Hirokazu, dallo scambio di figli di “Father and Son” alla sorellanza estesa di “Little sister” o del surreale quotidiano di “Ritratto di famiglia con tempesta”. “A volte è meglio scegliersi la famiglia” la frase pronunciata da uno dei personaggi come se fosse una assicurazione sulla vita. Un film che inizia come una commedia tranquilla e vira progressivamente verso il noir, tanti colpi di scena inaspettati uno stile sobrio con inquadrature fisse o dall’alto, musiche malinconiche un percorso che si muove con naturalezza, perchè lo sguardo del regista è privo di giudizio etico. Tutti i protagonisti mantengono una certa innocenza e passività alle convenzioni sociali. Un film che emoziona, gli stati d’animo sono palpabili e fino alla fine non ci si crede alla verità della storia e nonostante le inquadrature molto spesso spesso claustrofobiche ed in penombra, gli affetti che si liberano e permeano tutto il film illuminano lo schermo, anche in una società giapponese così diversa dalla nostra, è inevitabile non riconoscersi nei loro sentimenti. Palma d’oro a Cannes.
Voto 9
Milena
Un affare di famigliaultima modifica: 2018-09-17T09:02:37+02:00da
Reposta per primo quest’articolo