Una cosa è certa, Saverio Costanzo ha riscritto la trama e modificato radicalmente il libro facendone addirittura un giallo dai colori abbastanza insoliti. Per chi non ha letto il libro, il film può addirittura risultare fin troppo ermetico. Determinante il fatto che il regista abbia imbastito la trama saltando da un capo all’altro del libro come se fosse un puzzle, in una Torino molto nebbiosa. Per chi lo ha letto si stupisce della pesantezza in cui si è trascinati dal film. Memore della lettura molto tranquilla, il libro infatti è piaciuto tantissimo, più di un milione di copie vendute,che per un esordiente come Paolo Giordano è un buonissimo inizio. I dialoghi spesso sono sottotono su musica altissima, la disarmante magrezza della Rohrwacher, dove appare nuda morticante e diafana. Poi non si parla affatto degli amori dei due protagonisti, anche la visione di Michela qui avviene in un negozio e non in un ospedale, non si fa accenno alle malattie dei genitori, ne di Mattia costretto da Alice per scherzo a guidare l’auto senza patente la frase “Objects in the mirror are closer than they appear ” è questo un bel momento di complicità, ne delle foto scattate da Alice al matrimonio all’amica di scuola e la sua ripicca, srotolando la pellicola al sole, ne del passaggio in cui,sempre Alice si identifica con Michela nel momento in cui scompare. Di tutto ciò sul grande schermo non cè traccia. Nemmeno il finale c’è. Quindi sono state fatte delle scelte drastiche che compromettono secondo me non di poco l’emotività della storia. Riassumendo la lettura ti fa sentire le emozioni dei protagonisti e te li fa amare, mentre la visione lascia lo spettatore sorpreso dagli sbalzi temporali senza una risoluzione definitiva.Direi che fa pensare più a un videoclip, infatti ciò che ti resta è l’azzeccatissima colonna sonora “Betty Davis eyes” di Kim Carnes.
Voto 7
Milena
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