L’eleganza del riccio

938385676.jpgIeri sera a cena la mamma ha annunciato che esattamente dieci anni fa ha cominciato la sua “anaalisi”, come se fosse un buon motivo per fare scorrere fiumi di champagne. Siete tutti daccordo che è una cosa me-ra-vi-glio-sa! Mi pare che solo la psicanalisi possa competere con il cristianesimo nella predilezione per le sofferenze prolungate. Quello che mia madre non dice è che da dieci anni prende antidepressivi. Ma evidentemente non mette in relazione le due cose. Credo che gli antidepressivi non servano ad alleviare le sue angosce, ma a sopportare l’analisi. Quando racconta le sue sedute, c’è da sbattere la testa contro il muro. Il tizio fa “Hmmm” ad intervalli regolari ripetendo i finali delle frasi (“sono andata da lenotre con mia madre”: “Hmmm, sua madre?”); (“Mi piace molto la cioccolata”: “Hmmm, la cioccolata?”). Se è così domani posso lanciarmi anch’io nella psicanalisi. Oppure le propina delle conferenze della “Causa freudiana” che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non sono dei rebus, ma dovrebbero avere un qualche significato. Subire il fascino dell’intelligenza è davvero molto affascinante. Secondo me l’intelligenza non è un valore in sè. Di gente intelligente c’è ne a pacchi. Ci sono molti dementi, ma anche molti cervelli eccezonali. Sarà una banalità ma l’intelligenza in sè non ha alcun valore e non è di nessun interesse. C’è gente molto capace che ha speso una vita sulla questione del sesso degli angeli, per esempio. E molte persone intelligenti hanno una specie di bug: credono che l’intelligenza sia un fine. Hanno un unica idea in testa: essere intelligenti, e questa è una cosa stupidissima. E quando l’intelligenza crede di essere uno scopo, funziona in modo strano, non dimostra la sua esistenza con l’ingegno e la semplicità dei suoi frutti, bensì con l’oscurità della sua espressione. Dovreste vedere i testi che la mamma porta a casa dalle sue “sedute”…Sono pieni di simbolizzazioni, fratture del forcluso e sussunzioni del reale, il tutto condito con matemi e sintassi dubbie. Assurdo! Anche i testi che legge mia sorella Colombe sono grotteschi (sta lavorando su Guglielmo di Occam, un francescano del XIV secolo).
Morale: meglio essere un monaco pensante che un pensatore postmoderno.
E in più oggi è stata la giornata freudiana. Nel pomeriggio stavo mangiando un pò di cioccolata. Mi piace molto la cioccolata, ed è forse l’unico punto in comune con mia madre e mia sorella…

Muriel Barbery

Ps: (non è un copia incolla)


Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant… dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c’è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l’ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontreranno solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée. Il libro è scritto  percorrendo due binari, come  se fossero due libri o due storie lontane, anche se Paloma una dodicenne e Renée la portinaia, vivono a pochi scalini la dodicenne troppo intelligente e matura per la sua età, tanto da guardare il mondo dall’alto al basso,  così presto disillusa dalla vita,   la causa di ciò è da riscontrare allo scarso ruolo degli affetti nella  famiglia, in Renèè scopre una persona più simile a se stessa ed ai suoi pensieri profondi, ne cito uno per tutti il n. 3

“Quelli più forti fra tutti gli uomini non fanno nulla parlano solamente parlano di continuo”

Milena

http://it.youtube.com/watch?v=WSxDjW9bLCQ (Satie)

L’eleganza del riccioultima modifica: 2008-08-29T15:44:00+02:00da milfer
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