Sonno profondo

s disegno di Andrew Ek

Da quanto tempo sarà che quando sono da sola dormo in questo modo?
Il sonno viene come l’avanzare della marea. Opporsi è impossibile. E’
un sonno così profondo che né lo squillo del telefono né il rumore
delle auto che passano fuori mi arrivano all’orecchio. Nessun dolore,
nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con
un tonfo.
E’ soltanto nel momento in cui riapro gli occhi che mi sento un po’
triste. Alzo lo sguardo verso il cielo rannuvolato e mi rendo conto di
aver dormito molto a lungo. Ancora un po’ intontita penso: non avevo
la minima intenzione di dormire, e invece ho perso tutta la giornata…
E a un tratto, in quel pesante rammarico così vicino alla vergogna, mi
si gela il sangue.
Quand’è che ho cominciato ad abbandonarmi così al sonno, che ho smesso
di opporre resistenza? E’ davvero possibile che un tempo fossi sempre
piena d’energia e completamente sveglia? Sembra un periodo tanto
lontano da perdersi nell’antichità. Se cerco di ricordarlo vedo solo
un’immagine sfocata che sembra appartenere a un’età remota, dove felci
e dinosauri si riflettono negli occhi in colori vividi e primitivi.
Eppure, anche nel sonno, riesco sempre a riconoscere le telefonate del
mio uomo, solo le sue.
Il suono delle telefonate di Iwanaga è l’unico che riesco a distinguere
in modo inequivocabile. Non so come ma riesco sempre a sapere con
certezza che è lui. A differenza di tutti gli altri suoni che
rimangono all’esterno, se è lui a chiamare, lo squillo del telefono mi
risuona nella testa come attraverso una cuffia, con una piacevole
vibrazione. Allora mi tiro a sedere sul letto, afferro il ricevitore e
lui pronuncia il mio nome con una voce così profonda da darmi un
brivido:
“Terako?”.
E quando io rispondo ‘sì’, al tono inebetito della mia voce lui
ridacchia e ogni volta mi fa:
“Di nuovo a dormire?”.
Lo dice con un tono particolarmente gentile, diverso da quello che usa
di solito. Mi piace tanto che ogni volta ho la sensazione che il mondo
si chiuda attorno a me avvolgendomi, e non vedo più nulla, come se
davanti a me si fosse abbassata una saracinesca. La sua voce
lasciaun’eco che assaporo all’infinito.
“Sì, dormivo,” rispondo, tornando finalmente in me.
L’ultima volta che mi aveva chiamato era stato in un pomeriggio di
pioggia. In quel momento, tra il rumore della pioggia incessante e il
colore plumbeo del cielo che impregnavano le strade, di colpo la sua
telefonata mi era sembrata un collegamento infinitamente prezioso,
l’unico per me con il mondo esterno.

Banana Yoshimoto

s

Piovono petali si rosa
ovunque
dal cielo
sul mio letto
in questa strana
primavera
fra poco
l’inebriante profumo
dei tigli
invaderà l’aria
primo respiro
di questa mia vita

milena

Sonno profondoultima modifica: 2006-05-27T19:40:00+02:00da milfer
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