25 novembre

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 Contro ogni violenza per la libertà delle donne. Oggi si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’ONU per ricordare il 25/11/1960, giorno in cui le tre sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, furono arrestate dal regime dittatoriale, bastonate e spinte da un dirupo. Dal 1960 ad oggi è’ stato fatto poco, se più del 70% delle donne nel mondo nel corso della vita subisce violenza fisica o sessuale da parte degli uomini. Solo in Italia, secondo i dati Istat, sono più di un milione e mezzo di donne che subiscono abusi, e ogni due giorni una donna muore. Un massacro spaventoso che riguarda tutte e tutti; un patrimonio di idee, di sensibilità, di intelligenza, di coscienza che è perso per sempre. E il pensiero va a Valeria Solesin, la vittima italiana dell’attentato al Bataclan di Parigi, e alla luce che questa giovane donna portava con se, e va alle donne cristiane e musulmane violentate e uccise dall’Isis e a tutte le donne vittime della prepotenza, del fanatismo e dell’ignoranza e alle loro luci ormai spente. Ogni atto di violenza contro le donne e’ un atto contro l’umanità. Ogni atto di violenza contro le donne sono 100 passi indietro nella conquista della cultura del rispetto reciproco che è un valore imprescindibile nel rapporto tra uomo e donna come nel rapporto tra popoli diversi, per la convivenza civile e pacifica sulla Terra. Ogni atto di violenza sulle donne è un pugno contro la loro libertà e contro la battaglia per la parità di genere, contro l’idea che uomini e donne debbono avere pari diritti e pari doveri, contro l’idea che le donne non sono cittadine e lavoratrici di serie B. In base a quanto riportato dall’ultimo rapporto del World Economic Forum sul “gender gap” ci vorranno ancora ottanta anni prima di superare la disuguaglianza di genere in tutto il mondo. Oggi sono solo 14 i Paesi che hanno superato per oltre l’80% le disparità lavorative tra uomini e donne e tra questi Paesi non c’è l’Italia che ha recuperato solo il 57% del gap ed è molto lontana dal superare le disparità tra uomini e donne nella partecipazione alla forza lavoro, nella remunerazione a parità di carriera e nella presenza tra dirigenti e legislatore. Eppure l’Italia è stata una delle prime nazioni a recepire la convenzione Onu sulla paritretributiva tra uomini e donne con la legge 741 del 1956. Ma è evidente che non basta sancire formalmente il principio di parità, è necessario mettere in campo strumenti per la realizzazione sostanziale di questo principio. C’è bisogno di misure concrete contro la precarietà e le nuove forme di segregazione del lavoro femminile. Servono misure che aiutino le donne ad entrare e a rimanere nel mondo del lavoro, a cominciare dal sostegno alle madri lavoratrici. Ci vogliono più investimenti nei servizi pubblici e una migliore organizzazione del lavoro. Ci vuole maggiore consapevolezza nel Governo perché investire sul lavoro delle donne, sulla loro libertà, sulla loro dignità significa investire sul futuro di questo Paese.

(da rassegna stampa)

25 novembreultima modifica: 2015-11-25T09:27:47+01:00da milfer
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